        Usc&igrave; bagnato ma felicissimo dall'Enzo e Dino Ferrari, perch&eacute; con un trofeo pesantissimo e sudato tra le braccia. Il sudore, tuttavia, non fu nemmeno avvertito dalla pelle di Gianluca Nannelli, per tanta era la pioggia ricevuta su collo e poche parti scoperte dall'abbigliamento tecnico indossato. I vestiti del team Caracchi, fradici di pioggia, vennero inzuppati pure da champagne di alta qualit&agrave;. Quell'Imola 2005 rimane uno dei ricordi pi&ugrave; belli del pilota toscano, in vittoria con la Ducati 749 R nella classe Supersport. Ehi, guarda anche tu in TV la SBK di Imola! Cielo di Imola beffardo in quella domenica 2 ottobre 2005 Beffardo, perch&eacute;?! Semplice: il weekend di fine settembre-inzio ottobre fu (quasi) completato in condizioni d'asciutto, per prove e qualifiche baciate dal Sole. Bellissimo, gi&agrave;. Nella determinata situazione, Gianluca - focosissimo e verace fiorentino, simpatico come pochi e velocissimo a bordo di qualsiasi due ruote - colloc&ograve; la Ducati 749 R in seconda posizione, quando le "file" erano composte da 4 moto. La battaglia prevista nel saliscendi pi&ugrave; tecnico e insidioso si preannunci&ograve; feroce: Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki: la spinta esplosiva delle quattro cilindri in linea prometteva successo, ma il fisicato e sempre abbronzato (davvero) "Nanna" poteva far volare la bicilindrica bolognese. Lo promise, lo fece, anche quando si risvegli&ograve; nel mattino domenicale caratterizzato da Giove Pluvio. Nannelli "meglio" di Bayliss: livrea 200 Miglia Edizione 1972 in successo S&igrave;, Gianluca e Troy si misurarono direttamenre in pista, non nel caso della Supersport di Imola. Casomai a Monza del 2005, quando e dove Nannelli prese parte alla Supersport - della quale figurava da titolare - e Superbike, alternandosi quindi tra 749 R e 999. Partentesi a parte condivisa con l'australiano, quell'annata mise il luce nella categoria di mezzo derivata dalla serie la capacit&agrave; del manico e la bont&agrave; dello storico team Caracchi, focoso esattamente se non di pi&ugrave; del suo portacolori. A proposito di colori: la livrea "Paul Smart-Bruno Spaggiari" esibita da Bayliss a Imola 2001 e riproposta dal Nanna nel 2005 risult&ograve; pi&ugrave; fruttuosa: contro una spalla rotta del numero 21 mettiamo il successo del toscano fiorentino.  Danza della pioggia per Nannelli? No, anzi: "Ce la f&ograve;, ce la f&ograve;" Lasciamo parola al protagonista, insieme al quale vivemmo l'evento, riportato pi&ugrave; volte da chiacchierate e chiacchierate: "Boja hane" inizia alla grande "Si sapeva che potessimo ottenere qualcosa di speciale a Imola, nel volere comune tra me e il team. Per&ograve;, seppure fiducioso, eravano anche preoccupati: la Ducati, ottima moto, a volte soffrive in condizioni di caldo. Ecco perch&eacute; la pioggia fu&nbsp; propiziatoria: non tanto in termini di grip, che avrei gestito io, quanto per le temperature. Sapevamo che avremmo potuto affrontare la gara relativamente tranquilli. Relativamente, esatto". La relazione &egrave; in merito ai rivali, che andavano da Kevin Curtain, Michel Fabrizio, Alessio Corradi, Broc Parkes, Nic Canepa, Ivan Goi, Matteo Baiocco, Steph Chambon, Joan Lascorz e altri specialisti di categoria: "Specialisti, ma li ho battuti tutti" sorride "E sapete come? Dando gas a pi&ugrave; non posso. Pioveva cos&igrave; tanto che dovettero annullare la seconda manche Superbike. Noi, invece, previa interruzione e conseguente ripartenza, abbiamo completato l'opera". E che opera: "Ad un certo punto, dentro al casco mi dicevo: ce la f&ograve;, ce la f&ograve;. Siccome la visibilit&agrave; era scarsa, meglio stare in testa, no? E io in testa mi sono messo, con l'idea di vincere. Ho vissuto anche un bello spavento, nei giri finali: perdendo aderenza alla Variante Bassa, me la stavo facendo addosso. Invece, ho mantenuto il controllo, sino a vincere".        

Gianluca in versione anfibia e vintage al Santerno: la Ducati 749 R Caracchi dedicata alla 200 Miglia 1972 fu pi&ugrave; forte di avversari e diluvio

Vittoria in Supersport: Nannelli e l'acqua magica di Imola 2005

        Broc Parkes has decided to hang up his leathers. One of few Australians present on the international stage, the 39-year old has confirmed that he will no longer compete professionally. Despite having a signed contract with Yamaha and the fact that the ASBK championship is soon to start, the former 125, MotoGP, Supersport, SBK and Endurance rider has chosen a new career path. In a message shared with the media, the former Parmalat pupil outlines what his future holds: &ldquo;While this might be my retirement from racing, it isn&rsquo;t me stepping away from the sport that I loved and has given me so much. I will continue to work with Yamaha Australia and YRT/ YRD in a testing and mentoring role. With 23 years of road racing experience, I&rsquo;m excited to pass on as much as I can.&rdquo; The decision has come as a shock, but Broc himself admits: "I understand that this is a late stage to be making this decision as the ASBK season approaches but it literally only came to me in recent days as I have thought about my future. Recent time away testing again showed me than I can no longer care for my children and race, giving each the time, dedication and commitment they all deserve. It is time for me to put their wants and needs first and honour my commitment as their dad. But I thank all those that have supported me over my career&rdquo;. The life of a rider is very different and Parkes confirms: "I returned to Australia permanently to spend more time and to start to live a &lsquo;normal&rsquo; life with my children. It is time for me to put their wants and needs first and honour my commitment as their dad&rdquo;. Parmalat pupil and two-time World Supersport runner-up  When he came to Europe, backed by Wayne Gardner, Parkes would hide his face beneath the wide visor of a Parmalat-branded cap, the brand&rsquo;s logo standing out on the fairings of his Ducati NCR. His colleagues&rsquo; comments ranged from "Wow" to "This Australian is sitting pretty". More or less. In the sense that the Italian company later collapsed, but the rider sure didn&rsquo;t. Quite the opposite in fact&hellip; During a career spanning 23 years, Broc completed seasons in MotoGP, SBK and Supersport. He did particularly well in the 600 class, winning six races and finishing second overall in 2004 and 2007, seasons that saw him riding for Honda and Yamaha. In 2017, Broc returned to MotoGP. He&rsquo;d been there before, but only riding models in the CRT sub-category. That&rsquo;s not entirely true though, as he did have the chance to ride Jonas Folger&rsquo;s Yamaha M1, a true prototype, a few years ago. He wasn&rsquo;t happy with his twenty-second place finish in the race, but the home crowd cheered him on regardless. Translated by Heather Watson ASBK: Troy Bayliss recruits Rossi's mechanic       

Despite having a signed contract with Yamaha, the 39-year old Australian will no longer compete and will instead take on the roles of coach and test rider

ASBK, Broc Parkes retires from competition

Per Broc Parkes &egrave; arrivato il momento di dire basta.&nbsp; Stop alle competizioni ufficiali per il trentanovenne di Hunter Valley, uno dei pochi piloti australiani presenti nel panorama di gare internazionali. Malgrado un contratto firmato con Yamaha e l&#39;imminente impegno nel locale ASBK, l&#39;ex 125, MotoGP, Supersport, SBK ed Endurance ha deciso di cambiare ruolo.  Tramite un messaggio divulgato ai media, quello che fu un pupillo della Parmalat ha spiegato di cosa si occuper&agrave; in futuro: &quot;Sebbene sia questo un ritiro - le sue parole - rimarr&ograve; nell&#39;ambiente moto, che amo ancora e che tanto di ha dato. Lavorer&ograve; con Yamaha Australia, YRT e YRD nei ruoli di collaudatore e coach. Metter&ograve; a frutto l&#39;esperienza maturata in 23 anni di corse&quot;.  La decisione &egrave; arrivata in extremis. Lui stesso lo ammette: &quot;Siamo prossimi alla stagione dell&#39;ASBK - ha scritto - ma proprio non me la sento pi&ugrave;. In recenti prove, ho avuto la conferma di non poter pi&ugrave; riuscire a prendermi cura dei miei figli e, contestualmente, dedicarmi agli impegni di pilota. Metto le loro necessit&agrave; al primo posto, onorando il mio ruolo di padre. Per&ograve;, ringrazio tutti quelli che sino ad oggi mi hanno sostenuto&quot;.  La vita del pilota e quella &quot;canonica&quot; sono davvero diverse. Parkes lo ha confermato: &quot;Voglio cominciare una vita normale - ecco il motivo - qui in Australia. Si tratta di un grosso rammarico, perch&eacute; ci ho pensato attentamente e con calma. Per&ograve;, la decisione &egrave; giusta e desidero passare il mio tempo con la famiglia&quot;.  Pupillo Parmalat e due volte Vice campione del Mondo Supersport     Quando arriv&ograve; in Europa, con la spinta di Wayne Gardner, Parkes nascondeva lo sguardo sotto la grossa visiera di un berretto firmato Parmalat, adesivo appiccicato anche sulle carene della Ducati NCR. I commenti degli addetti ai lavori andarono da &quot;Wow&quot; a &quot;Questo australiano sta in una botte di ferro&quot;.&nbsp;  Pi&ugrave; o meno. Nel senso che poi l&#39;azienda emiliana ebbe un crack di cui ancora si parla, ma il pilota no. Anzi. In 23 anni di carriera, sono state da lui completate stagioni in MotoGP, SBK e Supersport. Nella 600 delle derivate, grandi soddisfazioni: sei gare concluse sul gradino pi&ugrave; alto del podio e seconda posizione negli anni 2004 e 2007, disputati con Honda e Yamaha.  Nel 2017, Broc torn&ograve; in MotoGP. C&#39;era gi&agrave; stato, ma aveva guidato modelli della sottocategoria CRT. No, a Phillip Island di quattro anni&nbsp; fa - circa - la Yamaha M1 lasciata libera da Jonas Folger costituiva un vero e proprio prototipo. Il ventiduesimo posto non lo soddisf&ograve;, tuttavia, il pubblico di casa lo acclam&ograve; ugualmente.  Broc Parkes e Marco Bertolotti: praticamente, due gocce d&#39;acqua     Si dice che ogni individuo abbia almeno sei sosia sparsi in tutto il Mondo. B&egrave;, c&#39;&egrave; da crederci: Broc Parkes ha in Marco Bertolotti una persona che davvero gli somigli molto. Marco &egrave; un nostro lettore - ovviamente motociclista ed appassionato - protagonista nella foto qui sopra, e vive in provincia di Lodi.  Dall&#39;Australia alla Bassa. Se Parkes era pulito e lineare in curva, lo &egrave; pure Bertolotti, soprannominato &quot;Bert&quot; dagli amici. Forse, nella famigerata curva &quot;Don Giuseppe&quot;, Marco era il pi&ugrave; tondo e scorrevole in piega, sia affrontandola a destra o a sinistra.&nbsp;  LCR riparte da Alex Marquez per la MotoGP 2021 

Nonostante un contratto firmato con Yamaha, il pilota australiano di 39 anni non correr&agrave; pi&ugrave; gare ufficiali. Il suo futuro &egrave; da coach e collaudatore

ASBK, Broc Parkes dice addio alle competizioni

        Australia and Superbike, a strong connection that was formed back in 1988, the very first year of the production-derived championship. This coming season though, the series will not start at the legendary Phillip Island track as is now customary, the event still in doubt due to problems relating to the Covid-19 pandemic. With the Australian round still uncertain, it&rsquo;s a good time to dust off the history of the relationship between the Land Down Under and the production-derived series. History  The very first Australian WorldSBK race took place on 25 September 1988 at Oran Park. The 1988 season was marked by various &lsquo;firsts&rsquo; for the Australians, with pole for Malcolm Campbell in Austria, the wildcards of a young Robert Phillis but particularly a certain Mick Doohan. Yes, the five-time 500 world champion competed in two Superbike rounds in 1988, winning three races in four, namely one in Japan and two on home turf in Australia, at the Oran Park circuit. From 1988 to 2019 the Australian GP has always been a classic on the calendar, whether held at the start or the end of the season. Only once, in 1993, did the series fail to travel to Oceania. The most recent event took place last year, with Razgatlioglu, Rea and Lowes sharing the wins at the season-opener, before the Covid-19 pandemic put things on hold until early August. Circuits  The championship has made use of two main Australian tracks, Oran Park and Phillip Island. Oran Park, now used for the Australian championship, is a very short track, not even 3km in length and inaugurated in 1962. It hosted the first two editions of the Australian GP. Doohan dominated the 1988 edition while Goddard and Dowson shared the spoils the following year. From 1990, the event changed location, going from the short Oran park to the longer Phillip Island with its spectacular ocean views. Originally hosting the final round, and then the second event of the season, from 2009 it became stage for the season-opener and the final pre-season tests. Aprilia and the lure of the WorldSBK (fans) Riders  Australia has brought many riders to WorldSBK, with mixed fortunes. It would be too easy to name only Troy Bayliss and Troy Corser, both multiple world champions. Over the years, there have been many riders from the Land Down Under. In 1988, for example, the well-known Robert Phillis and Mick Doohan, the winner of three races. 1989 saw the arrival of Peter Goddard, Steve Martin, Daryl Beattie (wild card in 89-90 before debuting in the world championship), Kevin Magee (a former world championship rider), Mat Mladin (star of AMA Superbike), Anthony Gobert (eight Superbike wins, five of which in Australia), to name the first &lsquo;batch&rsquo;. The second &lsquo;batch&rsquo; of Aussie riders starts with Broc Parkes, Andrew Pitt (two-time Supersport champion), Chris Vermeulen (2003 Supersport champion), Garry McCoy, Karl Muggeridge (2004 Supersport champion), Josh Brookes (current BSB runner-up), Mark Aitchison, Bryan Staring, Glen Allerton, Anthony West, Mike Jones and Josh Hook (now in the EWC). Highlights  When we think of Australia, we will always refer to one particular episode, or rather Fogarty&rsquo;s accident in 2000. On 25 April of that year, the second event of the season ran at Phillip Island. In race 2, Fogarty made a poor start and was forced to play catch-up. His impatience to gain ground on what was a damp track saw him collide with Austrian Robert Ulm. The result? A fractured right humerus (exactly like Marquez), surgery, and an expected 40-day recovery time. This marked the end of the four-time Superbike champion&rsquo;s season, and career in fact, King Carl announcing his retirement on 20 September of that year. The other episode dates back to 1988, the first WorldSBK season. The Australian track was Oran Park. A young Mick Doohan (the Brisbane native was just 23) grabbed all the attention when he scored pole position and two race wins. A day to remember because in race 1, Australia monopolised the podium with Doohan joined by Dowson and Phillis. Last but not least, how can we forget Anthony Gobert&rsquo;s win with Bimota in race 1 in 2000? Bimota returned to Superbike in 2000 with the SB8R, choosing to field Australian Gobert. It was an unforgettable moment as the bike, with its #501, sped around a wet Phillip Island track in front of a passionate crowd who watched on as their local hero triumphed for an important brand like Bimota, eleven years after Giancarlo Falappa at the Paul Ricard circuit. Translated by Heather Watson Laverty: &ldquo;WorldSBK is like MotoGP, many riders can win&rdquo;       

The history of the relationship between the land of the kangaroos and the production-derived series: tracks, riders and highlights from &ldquo;Down Under&rdquo;

Australia and Superbike, a long love story

L&rsquo;Australia e la Superbike, un legame fortissimo iniziato nel lontano 1988, anno della primissima edizione del Mondiale delle derivate di serie. Per la prima volta in questa stagione per&ograve;, le derivate non partiranno dall&rsquo;isola dei canguri e la tappa sul mitico tracciato di Phillip Island &egrave; ancora in forse, visti i problemi legati ancora alla pandemia da Covid-19.&nbsp;  Con la gara australiana ancora in forse, &egrave; il momento giusto per rispolverare la Storia del rapporto tra la Nazione &ldquo;downunder&rdquo; ed il Mondiale delle derivate di serie.&nbsp;  Storia   Il primissimo Gran Premio d&rsquo;Australia del Mondiale Superbike si disputa il 25 settembre 1988 ad Oran Park. La stagione 1988 &egrave; stata quella delle prime volte, anche dal continente Oceanico: la pole di Malcom Campbell in Austria, le wild card di un giovane Robert Phillis ma soprattutto un certo Mick Doohan. Ebbene s&igrave;, il 5 volte campione della 500 ha disputato 2 round in Superbike nel 1988 vincendo 3 gare su 4, una in Giappone e le due nella sua Australia, sul tracciato di Oran Park.  Dal 1988 fino al 2019 il Gran Premio d&rsquo;Australia &egrave; sempre stata una classica del Mondiale, sia all&rsquo;inizio che alla fine della stagione. Solo una volta, nel 1993, il Mondiale non &egrave; transitato dall&rsquo;Oceania.  L&rsquo;ultimo Gran Premio disputato in terra australiana risale allo scorso anno, con Razgatlioglu, Rea e Lowes a spartirsi le vittorie del round di apertura della stagione, poi fermata per Covid prima della ripresa ad inizio agosto.&nbsp;  Circuiti   Due sostanzialmente i tracciati australiani utilizzati dal Mondiale, Oran Park e Phillip Island. Oran Park, tutt&rsquo;ora utilizzata nel campionato australiano, &egrave; una pista molto breve di nemmeno 3 km inaugurata nel 1962 e che ha disputato le prime due edizioni del Gran Premio d&rsquo;Australia. Doohan ha dominato l&rsquo;edizione del 1988 mentre Goddard e Dowson si sono spartiti il bottino l&rsquo;anno seguente.  Dal 1990 il Gran Premio d&rsquo;Australia ha cambiato sede, dal breve tracciato di Oran Park a quello pi&ugrave; lungo e spettacolare di Phillip Island, con vista sull&rsquo;Oceano. Dapprima chiusura e poi secondo appuntamento stagionale, dal 2009 diventa round di apertura e sede dei test ufficiali della stagione.&nbsp;  Piloti   L&rsquo;Australia ha portato nel Mondiale Superbike tanti piloti, con alterne fortune. Troppo facile nominare solamente Troy Bayliss e Troy Corser, pluri campioni mondiali. Nel corso degli anni si sono visti tantissimi piloti provenire dalla Nazione &ldquo;downunder&rdquo;: nel 1988 per esempio si sono visti i pi&ugrave; conosciuti Robert Phillis e Mick Doohan, vincitore di tre gare. Dal 1989 in poi sono arrivati anche Peter Goddard, Steve Martin, Daryl Beattie (wild card 89-90 prima di approdare nel Motomondiale), Kevin Magee (ex Motomondiale), Mat Mladin (star dell&rsquo;AMA Superbike), Anthony Gobert (8 vittorie in Superbike, 5 solo in Australia), solo per ricordare la prima &ldquo;infornata&rdquo;  La seconda &ldquo;infornata&rdquo; di rider aussie comincia con Broc Parkes, Andrew Pitt (2 volte campione Supersport), Chris Vermeulen (titolo Supersport nel 2003), Garry McCoy, Karl Muggeridge (titolo Supersport nel 2004), Josh Brookes (oggi bi-campione BSB), Mark Aitchison, Bryan Staring, Glen Allerton, Anthony West, Mike Jones e Josh Hook (oggi nell&rsquo;EWC).  Episodi   Quando si pensa all&rsquo;Australia si fa sempre riferimento ad un episodio, ovvero l&rsquo;incidente di Fogarty nel 2000. Il 25 aprile di quell&rsquo;anno si corre il secondo appuntamento stagionale, a Phillip Island. In gara-2 Fogarty parte male e si trova costretto a rimontare. Nella foga della rimonta, complice anche la pista umida, centra in pieno l&rsquo;austriaco Robert Ulm. Risultato? Frattura dell&rsquo;omero destro (esattamente come Marquez), operato subito con prognosi di 40 giorni. Stagione e carriera finita per il 4 volte campione Superbike: il 20 settembre infatti King Carl annuncia il ritiro definitivo dalle gare.  L&rsquo;altro episodio risale al 1988, anno di esordio del Mondiale Superbike. Di conseguenza anche l&rsquo;Australia entra in calendario con la pista di Oran Park. Un giovane Mick Doohan (allora il fenomeno di Brisbane aveva gi&agrave; 23 anni) calamit&ograve; l&rsquo;attenzione su di s&eacute; dominando il weekend con pole position e due vittorie. Giornata da ricordare quella perch&eacute; in gara-1 l&rsquo;Australia monopolizz&ograve; il podio con Dowson e Phillis a far compagnia a Doohan.&nbsp;  Last but not least come dimenticare la vittoria di Anthony Gobert con la Bimota nel 2000 in gara-1? La Bimota ritorna in Superbike nel 2000 con la SB8R scegliendo l&rsquo;australiano Gobert per quella stagione. Indimenticabile quella moto con il numero 501 sul cupolino che sfreccia per le curve di una bagnata Phillip Island davanti ad un pubblico in delirio per il proprio pilota di casa che riporta al successo un marchio importante come Bimota 11 anni dopo Giancarlo Falappa al Paul Ricard.  SBK: da Albacete a Vallelunga, i circuiti &ldquo;dimenticati&rdquo; del Mondiale 

Storia del rapporto tra la terra dei canguri ed il Mondiale delle derivate di serie: circuiti, piloti ed episodi dal paese &ldquo;downunder&rdquo;

L&#39;Australia e la Superbike: una lunga storia d&#39;amore

Dopo una stagione durata un solo round - svoltosi in Malesia a febbraio - in questo strano 2020, l&#39;Asia Road Racing Championship ha stilato il nuovo calendario provvisorio per il 2021, con la speranza di poter disputare una stagione completa con tante novit&agrave;.  L&#39;ASB1000 come categoria regina   Per il terzo anno, la categoria di punta del campionato sar&agrave; la Superbike e non la Supersport, che vanta tuttavia un grande seguito da parte del pubblico asiatico. Dalla sua introduzione nel 2019, l&#39;ASB1000 ha avuto in griglia piloti di assoluto livello e di fama internazionali quali Azlan Shah Kamaruzaman, Markus Reiterberger, Broc Parkes e gli italiani Lorenzo Zanetti e Federico Sandi.  Gi&agrave; confermato anche l&#39;ingresso della nuova Honda CBR1000RR-R, che verr&agrave; portata in pista da Zaqhwan Zaidi e Gerry Salim, cos&igrave; come la &quot;sorella minore&quot;, ovvero la CBR600RR, che esordir&agrave; in gara proprio nell&#39;ARRC dopo essere stata testata a Suzuka da Tomoyoshi Koyama.    Sei round con gara doppia   Dopo i test prestagionali l&#39;1 e 2 giugno a Sepang, sulla medesima pista malese si svolgeranno i due weekend successivi i primi due round doppi della stagione, per poi spostarsi a fine luglio in Cina, a Zhuhai, e a settembre al The Bend, in Australia, dove per&ograve; non sar&agrave; presente la Underbone 150. Il gran finale sar&agrave; a Buriram, in Thailandia, dove si disputeranno sia il quinto che il sesto ed ultimo appuntamento dell&#39;anno a fine novembre.  Il calendario completo   4-6 giugno: Sepang 1  11-13 giugno: Sepang 2  30 luglio-1 agosto: Zhuhai  23-26 settembre: The Bend  19-21 novembre: Buriram 1  26-28 novembre: Buriram 2  MotoGP, Dovizioso e Ducati: una favola senza lieto fine 

E&#39; stato svelato il calendario provvisorio della prossima stagione dell&#39;Asia Road Racing Championship, con tappe in Malesia, Cina, Australia e Thailandia da giugno a novembre

ARRC: sei round in quattro nazioni per il campionato asiatico Superbike

  Andrea Locatelli ha scritto il suo nome tra i campioni della Supersport 600, vincendo il titolo mondiale con due round di anticipo. Una vittoria che fa discutere gli appassionati della categoria per il posto che il bergamasco ricopre nell&rsquo;Albo d&rsquo;Oro: c&#39;&egrave; chi dice che sia il primo italiano, chi invece il terzo dietro a Casoli e Pirovano.  Ma oltre al rookie del team Evan Bros, quali piloti ha incoronato la SSP600? Tra aneddoti e cenni storici, proviamo a ripercorrere velocemente l&rsquo;Albo d&rsquo;Oro della categoria, a partire dal 1997.&nbsp;  Storia   Le prime tracce di &ldquo;Supersport&rdquo; risalgono alla fine degli anni 70 con la TT Formula 2, una categoria intermedia tra Formula 1 e Formula 3 per motori a 4 tempi di media cilindrata (400-600 cc). La categoria &egrave; stata terreno di caccia dei piloti inglesi tra i quali Tony Rutter, il pap&agrave; del grande Michael, pluri vincitore al TT, con 4 titoli consecutivi tra l&rsquo;81 e l&rsquo;84 su una Ducati 600 TT2.  La TT2 cessa di esistere alla fine del 1986 e nel 1990, dopo 4 anni di vuoto totale, entra in scena il Campionato Europeo Supersport. Con il sempre pi&ugrave; crescente interesse verso le moto di media cilindrata, nel 1995 arriva anche il Thunderbike Trophy, un trofeo europeo riservato alle moto a 4 tempi di 600 cc di cilindrata organizzato da Dorna ed inserito nel contesto del Motomondiale. Il trofeo ha per&ograve; vita breve perch&eacute; a fine 96 viene chiuso a causa di un contenzioso tra FIM ed FMI per la questione delle derivate in un campionato prototipi.  Europeo Supersport  A fine 2015 viene decretata la morte della Stock 600 ed al suo posto nasce l&rsquo;Europeo Supersport nell&rsquo;ambito del Mondiale Supersport. Come dice la parola stessa, si disputa insieme agli appuntamenti europei del Mondiale Supersport ed una speciale classifica nel contesto della gara determina il vincitore. Bassani, Soomer, Hartog e Kyle Smith sono i vincitori delle 4 edizioni di questo campionato.  &nbsp;  Albo d&rsquo;Oro     Supersport World Series  Con la morte del Thunderbike Trophy alla fine del 1996, c&rsquo;era la necessit&agrave; di dare uno status da campionato del mondo per la Supersport. Nel 1997 nasce dunque la Supersport World Series. Le uniche due stagioni con questa denominazione, 97 e 98, vengono dominate da due talenti della scuola italiana del motociclismo: Paolo &ldquo;Gasolio&rdquo; Casoli e l&rsquo;indimenticato Re di Monza Fabrizio &ldquo;Piro&rdquo; Pirovano.  Supersport World Championship  Due anni dopo, nel 1999, arriva la trasformazione nel Mondiale Supersport che conosciamo cos&igrave; com&rsquo;&egrave; oggi. Ecco dunque i campioni dal 99 al 2019 per 20 anni di storia della Supersport  Stephane Chambon, 1999  Il primo campione del Mondo della Supersport &egrave; il francese della Suzuki, compagno di box del grande Pirovano. Il pilota Alstare chiude il campionato con 153 punti, frutto di 2 vittorie e 5 podi, 23 in pi&ugrave; dell&rsquo;inglese Iain MacPherson che ha portato a casa pi&ugrave; successi, 3, ma anche 4 ritiri contro l&rsquo;unico di Chambon.  Jorg Teuchert, 2000  Stagione pazzesca quella del 2000 con colpi di scena a ripetizione ed un finale da brivido. I primi 4 piloti con due vittorie a testa, in lizza per il titolo anche Kellner, compagno di box di Teuchert. Il titolo lo vince per soli 3 punti il tedesco Teuchert davanti a Casoli e Chambon.  Andrew Pitt, 2001&nbsp;  Finale controverso quello della stagione seguente. Andrew Pitt, senza vincere nemmeno una gara (come Alzamora nel 99 in 125) si porta a casa il primo dei due titoli mondiali grazie al ritiro di Casoli nell&rsquo;ultima gara del Mondiale, ad Imola. L&rsquo;australiano di casa Kawasaki batte il pilota Yamaha per soli 2 punti.&nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;    Fabien Foret, 2002  L&rsquo;attuale coach di Jonathan Rea e osservatore dei piloti Kawasaki nel Mondiale, il francese Fabien Foret riporta il titolo in patria nel 2002 grazie a 4 vittorie e 186 punti complessivi battendo di 5 punti il giapponese Fujiwara, il tutto nonostante una squalifica patita al Lausitzring. Con Foret inizia l&rsquo;epopea di Ten Kate nella classe intermedia del Mondiale.  Chris Vermeulen, 2003&nbsp;  L&rsquo;anno seguente tocca a Chris Vermeulen riportare l&rsquo;Australia sul tetto della Supersport. 4 vittorie e 4 secondi posti gli valgono sia il titolo con 201 punti che la promozione in Superbike per l&rsquo;anno seguente, sempre con Ten Kate Honda. Vermeulen ha letteralmente dominato il campionato, senza mai perdere la testa della classifica.&nbsp;  Karl Muggeridge, 2004  Per la doppietta australiana in Supersport ci pensa Karl l&rsquo;anno successivo a Vermeulen. La corsa al titolo &egrave; un affare australiano tra Muggeridge e Parkes, compagni nel box Ten Kate, nonostante fino a Monza il leader fosse l&rsquo;olandese Van Den Goorbergh (un passato anche nel Motomondiale). Karl centra il mondiale con 7 vittorie e 207 punti contro i 135 di Brock, ma soprattutto, come per Vermeulen, arriva la promozione in Superbike.&nbsp;  Sebastien Charpentier, 2005 &amp; 2006  Il pilota francese di Ten Kate Honda centra la doppietta nel 2005 e 2006 rispettivamente con 210 e 194 punti, frutto delle 12 vittorie nelle due stagioni ed una leadership in campionato mai messa in discussione, se non nel 2006 quando ha perso la testa a favore di Kevin Curtain per tre gare, salvo poi riprendersela nella gara di casa vincendo gara e titolo per 7 punti sull&rsquo;australiano.&nbsp;  Kenan Sofuoglu, 2007&nbsp;  Turchia sul tetto del mondo nel 2007 grazie al Sultano Kenan Sofuoglu. Il pilota turco straccia letteralmente la concorrenza dominando il campionato dalla prima all&rsquo;ultima gara vincendo 8 delle 13 gare in programma e chiudendo a quota 276 punti, ben 143 in pi&ugrave; rispetto al primo rivale, l&rsquo;australiano Broc Parkes.&nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;    Andrew Pitt, 2008&nbsp;  Secondo ed ultimo titolo in carriera per l&rsquo;austrialiano, oggi crew chief di Michael Van Der Mark in Yamaha. 214 i punti portati a casa dal pilota Ten Kate, frutto di 5 vittorie davanti ad un nordirlandese di belle speranze, un certo Jonathan Rea che non scender&agrave; in pista a Portimao perch&eacute; promosso in Superbike.&nbsp;  Cal Crutchlow, 2009  Sua Maest&agrave; potr&agrave; essere contenta. Dopo i piloti del Commonwealth, tocca finalmente ad un suddito della Regina Elisabetta salire al trono della Supersport. E&rsquo; Cal Crutchlow a prendersi il titolo Mondiale con 243 punti e 5 vittorie davanti all&rsquo;irlandese Eugene Laverty. Per Cal arriva poi la chiamata di Yamaha in Superbike.  Kenan Sofuoglu, 2010  Il Sultano torna sul trono della Supersport 3 anni dopo il suo primo titolo, sempre in sella alla Honda del team Ten Kate. Kenan della Supersport ne far&agrave; la sua casa vincendo altri tre titoli nel corso degli anni. Il titolo del 2010 lo vince con 11 punti di vantaggio sul compagno di marca Eugene Laverty con sole 3 vittorie contro le 8 dell&rsquo;irlandese ma i piazzamenti premiano il turco contro quell&rsquo;unico, fatale, ritiro di Eugene.&nbsp;  Chaz Davies, 2011&nbsp;  Altro suddito di Sua Maest&agrave; a prendersi il trono della Supersport &egrave; il gallese Chaz Davies, ex Motomondiale passato alle derivate di serie per via della stazza fisica. Chaz, in sella alla Yamaha del team italiano ParkinGO, centra il titolo con 206 punti, 50 di vantaggio sullo spagnolo David Salom, e 6 vittorie totali.&nbsp;  Kenan Sofuoglu, 2012&nbsp;  Il turco cala il tris l&rsquo;anno seguente rientrando dopo la parentesi non felice in Moto2. Per centrare il terzo alloro sceglie la Kawasaki del team italiano Lorenzini e vince subito al primo colpo con 21 punti di vantaggio a fine stagione su Jules Cluzel. I nomi del turco e del francese torneranno anni dopo per una accesa rivalit&agrave;. 4 vittorie a testa ma dalla parte del Sultano un ritiro ed una squalifica contro un doppio ritiro del francese.&nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;    Sam Lowes, 2013&nbsp;  La stagione 2013 &egrave; vissuta tutta sul duello per il titolo tra Sam Lowes con la Yamaha e Kenan Sofuoglu con la Kawasaki del team MAHI India. L&rsquo;inglese domina tutta la stagione con 6 vittorie e 250 punti, 49 in pi&ugrave; del rivale. Il 2013 per&ograve; &egrave; sconvolto dalla morte, sul bagnato di Mosca, di Andrea Antonelli, investito da Lorenzo Zanetti.&nbsp;  Michael Van Der Mark, 2014  Ogni tanto una nazione diversa nel panorama della Supersport. Ci pensa l&rsquo;Olanda grazie al talento cristallino di Magic Mickey al secolo Michael Van Der Mark. L&rsquo;olandese &egrave; assoluto protagonista del campionato, ereditando la leadership dalla gara di Imola, chiusa alle spalle del compagno di box Zanetti, per non mollarla pi&ugrave; fino alla fine. 6 le vittorie totali del gioiellino olandese e 230 punti.&nbsp;  Kenan Sofuoglu 2015 &amp; 2016&nbsp;  Il Sultano ed il team Puccetti, un sodalizio destinato a cambiare per sempre la storia della Supersport. Kenan nel 2015 &amp; 2016 &egrave; all&rsquo;apice della sua carriera e cala la doppietta dominando entrambe le stagioni: nel 2015 chiude con 5 vittorie e 233 punti, nel 2016 invece 216 punti e 6 vittorie. Particolarmente significativa la vittoria nel 2016 perch&eacute; mai un pilota si era spinto a vincere cos&igrave; tanti titoli in Supersport.  Lucas Mahias, 2017  Il regno turco si interrompe per mano di un francese, Lucas Mahias e per un brutto infortunio subito dallo stesso Sofuoglu all&rsquo;inizio ed a fine stagione. Bravo il francese ad approfittare dei due infortuni e prendersi un titolo mondiale con 190 punti e due sole vittorie contro i 161 e 4 successi di Sofuoglu. Eroicamente Kenan rientra in Qatar e chiude al terzo posto nonostante alcune fratture non ancora perfettamente saldate.&nbsp;  Sandro Cortese, 2018&nbsp;  Dopo Mahias, un altro pilota Yamaha torna sul trono Mondiale. E&rsquo; il tedesco di origini italiane Sandro Cortese a vincere il primo ed unico titolo Supersport della carriera riportandolo in Germania 18 anni dopo Teuchert. Stagione da rookie di categoria del tedesco chiusa con 208 punti e due sole vittorie contro i 185 e 3 successi di Mahias ed i 183 con 5 successi per Cluzel. Proprio il francese vedr&agrave; sfuggire un altro titolo a causa di un ritiro.&nbsp;  Randy Krummenacher, 2019&nbsp;  Dalla Germania alla Svizzera il passo &egrave; breve. Tocca a Randy Krummenacher, tornato in Supersport dopo la parentesi in Superbike, centrare il titolo in un finale pazzesco contro il compagno di box in Evan Bros Caricasulo e ancora Jules Cluzel. La gara finale &egrave; vinta da Mahias davanti a Cluzel ma il quinto posto dietro a Caricasulo basta a Randy per prendersi il titolo con 213 punti contro i 207 di Federico ed i 200 di Jules.  Andrea Locatelli, 2020  Last but not least, il Loka da Selvino (BG). Stagione da rookie per l&#39;ex pilota della Moto2 tramutatasi in dominio assoluto fino alla Gara 1 di Barcellona, chiusa al quarto posto sotto l&#39;acqua. Pronto riscatto in Gara 2 e primo titolo Mondiale per il bergamasco, con uno score incredibile di 9 vittorie consecutive in una stagione particolare, con doppia gara per ogni appuntamento. Loka ed il team Evan Bros sono stati semplicemente fantastici, chiudendo con due round di anticipo sulla fine della stagione.  SSP600, Catalunya: le PAGELLE 

Il rookie del team Bardahl &egrave; stato l&#39;ultimo in ordine di tempo ad aver scritto il suo nome tra i grandi della Supersport. Ripercorriamo origine, storia e Albo d&rsquo;Oro della classe intermedia del Mondiale Superbike, tra grandi campioni e duelli all&rsquo;ultimo round

Da Chambon a Locatelli, passando per Crutchlow: gli iridati della SSP600

La stagione del mondiale Endurance si &egrave; conclusa in Portogallo, con l&rsquo;emozionante 12 Ore di Estoril, dove a conquistare la vittoria in gara &egrave; stato il team Yamaha Yart, con il nostro Niccol&ograve; Canepa in equipaggio con Karel Hanika e Marvin Fritz. La squadra dei tre diapason ha concluso con meno di 25 secondi di vantaggio sul teamn TSR Honda France con Josh Hook, Freddy Foray e Mike di Meglio. Terzo gradino del podio in Portogallo per il W&oacute;jcik Racing Team, che ha visto al via Gino Rea, Broc Parkes e Sheridan Morais.  Ai piedi del podio il Suzuki Endurance Racing Team con i piloti Etienne Masson, Gregg Black e Xavier Simeon: un quarto posto che vale oro, perch&eacute; consente alla squadra di aggiudicarsi il titolo mondiale. E&rsquo; il sedicesimo successo per il Suzuki Endurance Racing Team, ma &egrave; il primo dal 2016 e anche il primo per il nuovo team manager della squadra ufficiale Damien Saulnier.  La gara   I team Yamaha Yart e TSR Honda France, entrambe gommati Bridgestone, hanno combattuto fino all&#39;ultimo minuto di una gara ricca di azione dall&rsquo;inizio alla fine: il duello tra le due squadre ha infuriato soprattutto nella seconda met&agrave; della gara. Ma se per il team giapponese di Honda &egrave; stata una gara esente da sorprese, la squadra austriaca di Yamaha ha avuto alcuni problemi: dalla partenza irregolare di Marvin Fritz, che pure scattava dalla pole position, a due pedane rotte. Ma alla fine della gara Marvin Fritz ha regalato al team Yamaha il primato del giro pi&ugrave; veloce in 1:39.353.  Il W&oacute;jcik Racing Team &egrave; arrivato terzo dopo che Gino Rea, Broc Parkes e Sheridan Morais hanno disputato una gara spettacolare. Il team indipendente polacco ha elaborato la propria strategia di gara mettendo il podio nel mirino e ha concretizzato l&rsquo;obiettivo, chiudendo la stagione al quarto posto in classifica generale.  16 &deg; titolo per il Suzuki Endurance Racing Team   Competitivo ma attento a non commettere errori per non compromettere la corsa al titolo mondiale, il Suzuki Endurance Racing Team ha combattuto nel terzetto di testa fino a quando per ben due volte ha avuto problemi al cambio cambio. Etienne Masson, Gregg Black e Xavier Simeon alla fine sono transitati quarti sul traguardo all&#39;Estoril, ma il piazzamento gli ha consentito di vincere il titolo.  Un&#39;altra sfida &egrave; stata lanciata dal team VRD Igol Pierret Experiences, 5&deg; al traguardo dopo una battaglia di 12 ore con i team ufficiali. In sella alla Yamaha 333, Florian Alt, Florian Marino e Nico Terol hanno preceduto il Webike SRC Kawasaki France Trickstar e BMW Motorrad World Endurance Team. Il team Kawasaki ha perso il podio a causa di una catena rotta. Dopo essere stato in testa all&#39;inizio della gara, il team BMW ufficiale &egrave; risalito fino al 7&deg; posto assoluto in seguito a una caduta.    Moto Ain in Superstock   Il primo dei team Superstock, Moto Ain, si &egrave; piazzato ottavo assoluto davanti a LRP Poland e 3ART Best of Bike. La squadra che schiera Roberto Rolfo, Robin Mulhauser e Hugo Cl&egrave;re ha conquistato il titolo mondiale per la seconda volta.  Il team francese Yamaha si &egrave; aggiudicato la vittoria di classe davanti al Team Aviobike, che ha siglato una prestazione di successo con Giovanni Baggi, Andrea Boscoscuro e Christian Napoli.  Terzo posto per W&oacute;jcik Racing Team 2, al JMA Motos Action Bike e al No Limits Motor Team, con Christopher Kemmer in equipaggio con Luca Vitali e Luca Scassa, incappati in una caduta.  Otto ore dopo l&rsquo;inizio della gara, la posizione del team Moto Ain era gi&agrave; dominante ma Roberto Rolfo, Robin Mulhauser e Hugo Cl&egrave;re non hanno neanche lontanamente pensato a rallentare. Il team Moto Ain ha vinto la Coppa del Mondo FIM per la seconda stagione consecutiva piazzandosi in classifica iridata davanti a No Limits Motor Team e GERT56 di GS Yuasa.  Due dei team top level sono stati costretti al ritiro a causa di incidenti: ERC Endurance (Ducati) &egrave; uscito nella primissima ora mentre il Bolliger Team Switzerland (Kawasaki) si &egrave; ritirato nella quarta ora.  Hanspeter Bolliger ha ricevuto l&#39;Anthony Delhalle EWC Spirit Trophy in onore della sua passione per le gare di resistenza che ha disputato per 38 anni, concludendo la sua carriera all&#39;Estoril.  MotoGP Barcellona, qualifiche: Morbidelli in pole, Rossi &egrave; terzo 

Yamaha Yart vince l&rsquo;ultima gara della stagione, titolo monidale per il team Suzuki con Etienne Masson, Gregg Black e Xavier Simeon. In Superstock, trionfo per il il team Moto Ain con Roberto Rolfo, Robin Mulhauser e Hugo Cl&egrave;re&nbsp;

EWC: il team di Canepa domina la 12 Ore di Estoril

Anche il mondiale Endurance si prepara a fare la sua ripartenza dopo il lungo stop per l&rsquo;emergenza Coronavirus. La prima gara in calendario &egrave; prevista per la fine di agosto &ndash; nel weekend del 29 e 30 &ndash; con la leggendaria 24 Ore di Le Mans, sul circuito Bugatti.  Come vi avevamo annunciato&nbsp;la gara sar&agrave; a porte chiuse, ma la priorit&agrave; di garantire la continuit&agrave; del campionato mondiale &egrave; stata determinante nel riscrivere il calendario mondiale.  La Federazione Motociclistica Internazionale ha appena divulgato l&rsquo;elenco iscritti: per la 43a edizione della gara di mondiale Endurance sul circuito Bugatti saranno presenti 43 squadre a partire dalle prove libere di mercoled&igrave; 26 agosto.  Le squadre   Nonostante una griglia ridotta, &egrave; lecito aspettarci corse ricche di azione, perch&eacute; tutti i migliori team saranno presenti con nuove formazioni o novit&agrave; tecniche.  Il team Suzuki Endurance Racing, leader provvisorio della classifica del campionato, vedr&agrave; per la prima volta il pilota belga Xavier Simeon in equipaggio con Gregg Black e Etienne Masson.  Il team BMW Motorrad World Endurance &ndash; secondp nella classifica provvisoria della prima parte di stagione - ha un impressionante schieramento composto da Kenny Foray, Ilya Mikhalchik e Markus Reiterberger.  Il W&oacute;jcik Racing Team, autore di un bell&rsquo;exploit al Bol d&rsquo;Or con un secondo posto, ha rafforzato la propria formazione, con il pilota australiano Broc Parkes in sella alla Yamaha 77 insieme a Gino Rea e Axel Maurin. Risalito al quarto posto in classifica dopo la vittoria a Sepang, il team Yamaha YART schiera Niccol&ograve; Canepa in equipaggio con Marvin Fritz e Karel Hanika.  I campioni in carica Webike SRC Kawasaki France Trickstar sono in ritardo in classifica, ma di certo combatteranno per recuperare il tempo perduto con J&eacute;r&eacute;my Guarnoni, Erwan Nigon e David Checa e il loro nuovo fornitore di pneumatici Michelin.  I vincitori del titolo 2017-2018, FCC TSR Honda France, contano sulla nuova Honda CBR1000RR-R per issarsi nella Top 5 con i piloti Josh Hook, Freddy Foray e Mike di Meglio. Nel frattempo, il Team ERC Endurance vedr&agrave; ancora una volta Randy de Puniet in equipaggio con Louis Rossi e Julien da Costa sulla Ducati Panigale V4R, pure equipaggiata Michelin.  Al via anche Roberto Tamburini, con il team R2CL, in squadra con Sheridan Morais, Clinton Seller, James Westmoreland sulla Suzuki.    La Superstock   Saranno in pista anche le migliori squadre della classe Superstock, a partire da Moto Ain, vincitori della Coppa del mondo FIM Endurance della scorsa stagione e attuali leader dopo le vittorie consecutive al Bol d&#39;Or e alla 8 Ore di Sepang con il nostro Roberto Rolfo in equipaggio con lo svizzero Robin Mulhauser e il francese Hugo Clere su Yamaha.  In Superstock occhi puntati anche sull&rsquo;equipaggio del No Limits Motor Team con la Suzuki, che schiera Luca Scassa, Luca Vitali e l&rsquo;austriaco Christopher Kemmer. Per tre quarti italiano l&rsquo;equipaggio del team francese Energie Endurance 9, con i fratelli Christian e Federico Napoli e il transalpino Martin Choy su Kawasaki.  Infine, occhi puntati anche sulla compagine francese Team 33 Coyote Louit Moto, con i nostri Christian Gamarino, Kevin Manfredi e l&rsquo;inglese Luke Hedger anche loro su Kawasaki.  &ldquo;L&#39;attuale crisi ha colpito duramente i nostri concorrenti e ha inciso sui loro budget per la stagione. Noi di ACO e i nostri partner abbiamo ritenuto fondamentale andare avanti con l&#39;edizione di quest&#39;anno, che ancora una volta promette di essere una gara elettrizzante, anche se si tiene a porte chiuse&rdquo;, ha detto Pierre Fillon, presidente dell&#39;Automobile Club de l&#39;Ouest. &ldquo;Abbiamo una griglia di prim&#39;ordine. Tutto &egrave; pronto per portare questa 43a edizione al maggior numero possibile di fan attraverso la televisione&quot;.  SSP600: Krummenacher lascia MV Agusta con effetto immediato 

L&rsquo;edizione numero 43 della gara di mondiale Endurance si prepara all&rsquo;azione sul circuito Bugatti il 29 e 30 agosto, a porte chiuse. Griglia ridotta a 43 squadre ma tutti gli italiani ci sono

EWC: tutti gli iscritti alla 24 Ore di Le Mans

Durante una diretta dalla pagina Facebook del Campionato Italiano Velocit&agrave;, Massimo Roccoli, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha potuto raccontare di s&eacute;.  Allenamenti, gare, trionfi, ricordi. Progetti attuali e futuri. Il pilota dalla triplice veste &egrave; un esempio di passione e longevit&agrave;, che mette in pista con l&rsquo;entusiasmo del ragazzino.  Con sei titoli nazionali conquistati nella Supersport 600, Massimo &egrave; uno dei corridori pi&ugrave; vincenti del panorama tricolore: &ldquo;In anni di gare, ho vissuto bellissimi momenti - svela - e, dall&rsquo;esordio in sella in tenera et&agrave; sino all&rsquo;ultima gara disputata, il mio suffisso era e rimane il divertimento. Secondo me, per fare questo sport occorre, in primis, il piacere di guidare la moto. Da parte mia, metto un entusiasmo nato... nel grembo di mia mamma: lei andava in moto, io ho potuto &lsquo;nutrirmi&rsquo; della medesima passione&rdquo;.  Delle tante gare vinte, quali vuoi ricordare?  &ldquo;In particolare, la vittoria nel mondiale Supersport 2006, proprio sulla mia pista di casa: Misano. Partivo dalla prima fila, ho infilato Sanna subito, poi ho tirato come un matto. Ho superato anche Parkes, che aveva la Yamaha ufficiale. La mia R6 del team Lorenzini e Leoni era messa in pista dalla filiale italiana, una ottima moto. Sbarazzatomi dell&rsquo;australiano, ho imposto il mio ritmo sino alla bandiera a scacchi. Alla fine non sentivo nemmeno la fatica. Casomai, ero stanco il giorno dopo, perch&eacute; i festeggiamenti sono stati lunghi ed intensi&rdquo;.  &nbsp;E&nbsp;dei molti trionfi nel CIV?  &ldquo;Indimenticabile Vallelunga, ultimo round 2018. Pioveva forte e io, per la prima volta, riusc&igrave; a vincere in condizioni di pioggia, incredibile! Ricordo che usai la testa, oltre che la manetta: mentre gli avversari sbagliavano e naufragavano, io guidavo in equilibrio sul velluto, sino alla bandiera a scacchi. E poi, un meraviglioso arcobaleno sanc&igrave; successo e trionfo, perch&eacute; oltre alla corsa, mi aggiudicai il campionato&rdquo;.    Quest&rsquo;anno, tra le altre cose, avrai anche la collaborazione con Alex De Angelis.  &ldquo;S&igrave;, un progetto nato da poco e dalle reciproche passioni. Una sfida interessante, perch&eacute; coniuga il percorso mio e quello di Alex, avversario in pista e amico nella vita. Ora, De Angelis &egrave; pure socio: entrambi vogliamo dare l&rsquo;opportunit&agrave; ai giovani di correre nelle giuste condizioni, aiutandoli a fare bene&rdquo;.  Pure tu continui a fare molto bene.  &ldquo;Ci provo (ride). Stiamo vivendo un periodo difficile, lo sappiamo. Mi alleno a casa e corro nel campo qui davanti. Ovviamente, mi manca la moto. Salire in sella e guidare, non ha prezzo. L&rsquo;allenamento migliore &egrave; rappresentato dalle due ruote in pista, ce ne accorgeremo quando accenderemo i motori. I piloti esperti sapranno gestire gli sforzi nel weekend di gare, i giovani - forse - avranno qualche fatica in pi&ugrave;&rdquo;.  &nbsp;Giovani che segui nel progetto Talenti Azzurri FMI.  &ldquo;Mi appassiona tantissimo lavorare con Roberto Sassone e tutto lo staff Federmoto. &Egrave; bello vedere i ragazzini impegnarsi, nella ricerca di un preciso obiettivo. Il programma &egrave; interessante, perch&eacute; alterna esercizi in moto e allenamento a corpo libero. Lo spirito &egrave; fantastico a Misanino, tracciato ideale per il nostro progetto. A volte, verrebbe anche a me la voglia di infilarmi dentro la tuta e saltare in sella&rdquo;.  ELF CIV 2020: pronto il piano di ripartenza 

Massimo, plurititolato nel CIV Supersport, &egrave; un pilota dal triplice ruolo: &quot;Corridore, team manager, istruttore. Tutto fatto con lo stesso entusiasmo degli esordi&quot;

Roccoli: &ldquo;Da dove nasce tanta passione? Dal grembo di mia mamma&rdquo;

        E&rsquo; stata una gara rocambolesca, la prima edizione della Otto Ore di Sepang, condizionata dall&rsquo;arrivo dei Monsoni. La direzione di gara ha rimandato la partenza di due ore, dando il via alle 15.00 ora locale, e accorciando la competizione di due ore, perch&eacute; &egrave; stato mantenuto l&rsquo;orario delle 21.00 per la bandiera a scacchi. La gara &egrave; partita poco dopo in regime di safety car, e dopo la prima mezz&rsquo;ora i piloti sono stati mandati ai box per ragioni di sicurezza. Dopo una lunga attesa, alle 18.00 la gara ha ripreso il via, per tre ore effettive di competizione. Guidando per tre stint consecutivi Niccol&ograve; Canepa ha portato alla vittoria la Yamaha del team Yart. &ldquo;Siamo insieme e vinciamo insieme&rdquo;, ha commentato Niccol&ograve; che non ha voluto prendersi pause per cedere il manubrio al suo coequipier Broc Parkes. A completare il podio, Honda Asia, con Zaidi, Izdihar e Chantra, e BMW Motorrad, con il campione dell&rsquo;IDM Illya Mykhalchyk e Markus Reiterberger. LA RIMONTA DI 'MORBIDO' - Soltanto settimo l&rsquo;equipaggio di Franco Morbidelli con la Yamaha SIC, che &egrave; stata tolta dalla lotta per la vittoria da un errore di Mike di Meglio: mezz&rsquo;ora dopo il via, infatti, il francese &egrave; scivolato e ha abbattuto Michael van der Mark, che in quel momento era appena ripassato al comando. L&rsquo;olandese del team Yamaha Sepang Racing &egrave; stato costretto a rientrare ai box dopo un highside, mentre Di Meglio &egrave; ripartito subito, rimanendo al comando ma prima del traguardo &egrave; incappato in un&rsquo;altra caduta e ha concluso tredicesimo. Morbidelli, invece, si &egrave; cimentato in una grande rimonta, ripartendo dalla trentesima posizione per connludere al settimo posto, e con la magra soddisfazione del giro pi&ugrave; veloce in gara. SUPERSTOCK&nbsp; &ndash; Fra le Superstock vittoria per l&rsquo;equipaggio di Roberto Rolfo, il Team Moto Ain, con la Yamaha condivisa fra Robin Mulhauser e Hugo Clere, autori di un ottimo quarto posto assoluto. Seconda posizione per il team Gert56 by GS Yuasa, su BMW, davanti al team Tone RT Syncedge 4413, sempre su BMW, rispettivamente al 14&deg; e 15&deg; posto assoluto. Ai piedi del podio la Kawasaki del Team 33 Coyote Louit Moto, con il francese Enzo Boulom in equipaggio con Christian Gamarino e Kevin Manfredi davanti alla Suzuki del No Limits Motor Team, con al via Luca Scassa, Christopher Kemmer e Luca Vitali, bravi a centrale nella top5. Quanto agli altri italiani, quattordicesima posizione per i fratelli da corsa Christian e Federico Napoli, al via con con il team Energie Endurance 91, sulla Kawasaki ZX-10R in condivisione con il pilota della Repubblica Ceca Karel Pesek, mentre una caduta ha relegato in sedicesima posizione il team Aviobike, capitanato da Giovanni Baggi, in equipaggio con Andrea Boscoscuro e Niccol&ograve; Rosso. Il mondiale Endurance ora si prepara a vivere una lunga pausa prima del prossimo round, il terzo, in calendario per il weekend del 18-19 aprile sul circuito francese del circuito de la Sarthe, dove si svolger&agrave; la leggendaria 24 Ore di Le Mans.       

Con tre ore effettive di gara per via della pioggia, l&rsquo;endurance malese va in archivio con la vittoria della Yamaha Yart. Morbidelli settimo dopo il contatto fra Di Meglio e Van der Mark. Rolfo vince nella Superstock

Il team di Canepa si aggiudica la 8 Ore di Sepang

Niccol&ograve;&nbsp;Canepa &egrave; stato il primo italiano ad aggiudicarsi il mondiale Endurance. Il pilota genovese, dopo anni di gare &ldquo;sprint&rdquo; e un titolo in Superstock 1000, ha trovato una nuova dimensione nelle gare lunghe. Nella stagione 2016-2017, Niccol&ograve; e il team GMT94 hanno trionfato con la Yamaha R1. E per un pilota che conosce Sepang, affrontata per&ograve; soltanto con la Superbike, e le gare di durata, la nuova 8 Ore malese avr&agrave; meno incognite. &laquo;La novit&agrave; rappresentata da Sepang &egrave; molto interessante, la pista malese &egrave; fantastica, tecnica e difficile. Attenzione pure alle condizioni climatiche. Far&agrave; caldo, ma potrebbe anche piovere forte. Introdurre questo genere di evento a dicembre &egrave; stato geniale, infatti la data ha attirato piloti di MotoGP e Superbike. Credo che la scelta sia vincente, nei prossimi anni ci saranno ancora pi&ugrave; strutture Factory coinvolte, con la TV che trasmetter&agrave; la 8 Ore in diretta&raquo;.  Canepa, adesso nel Team YART Yamaha (a destra&nbsp;festeggia il trionfo alla 8 Ore dello Slovakiaring), ha in mente il solito obiettivo: &laquo;Da quando corro nell&rsquo;Endurance, l&rsquo;ho sempre fatto in squadre Factory con materiale ufficiale. Ci&ograve; mi motiva molto, mi alleno per ottenere sempre grandi risultati e, l&rsquo;obiettivo condiviso con i compagni di sella Broc Parkes e Marvin Fritz, consiste nel vincere la gara. Dobbiamo recuperare lo zero accusato al Bol d&rsquo;Or, causato da un incidente e da tanta sfortuna. Noi costituiamo un trio assortito, la nostra Yamaha &egrave; competitiva, abbiamo le carte in regola per inseguire il bersaglio grosso. Saranno da tenere d&rsquo;occhio Honda e Kawasaki. Sar&agrave; una lotta dura&raquo;.&nbsp;&nbsp; Niccol&ograve;, ogni tanto, pensa ancora alle gare sprint e ai campionati gi&agrave; vissuti: &laquo;Certo, mi sono divertito, ottenendo buone soddisfazioni. Per&ograve;, negli ultimi anni, non potevo disporre di situazioni giuste per primeggiare. Nell&rsquo;EWC ho, invece, tutto ci&ograve; che serve. Moto e assistenza ufficiale, attenzioni da parte della Casa, rinnovate motivazioni. Inoltre, chi pensa che l&rsquo;Endurance sia facile, si sbaglia. Guardate la lista degli iscritti e i tempi sul giro. Sono veramente contento della mia scelta&raquo;.&nbsp;&nbsp; 

La collocazione in questa fase dell&rsquo;anno &egrave; perfetta. L&rsquo;obiettivo &egrave; vincere per riscattare subito il Bol d&rsquo;Or&nbsp;

Niccol&ograve; Canepa: &quot;L&#39;Endurance a Sepang? Un&#39;idea geniale&nbsp;

        La Otto Ore di Sepang si avvicina: condividendo la pista malese con la gara del mondiale turismo FIA WTCR,&nbsp; il secondo round del mondiale endurance si disputer&agrave; infatti gi&agrave; sabato 15 dicembre. Ben 50 gli equipaggi al via con alcuni italiani da tenere d&rsquo;occhio, a cominciare dal pilota della MotoGP Franco Morbidelli, che sar&agrave; al via con il team Yamaha Sepang Racing in equipaggio con Hafizh Syahrin e con Michael van der Mark: per tutti sar&agrave; la prima volta sulla pista di Kuala Lumpur, ma di certo c&rsquo;&egrave; che van der Mark &egrave; uno specialista delle gare Endurance, e per quanto non siano tra i team &lsquo;stabili&rsquo; nel mondiale Endurance, saranno certo da tenere d&rsquo;occhio. L&rsquo;altro italiano nella classe regina &egrave; Niccol&ograve; Canepa, al via con Broc Parkes, australiano, e con Marvin Fritz, tedesco, su una Yamaha del temibile team Yart (acronimo che sya Yamaha Austria Racing Team). Di certo i tre avranno voglia di riscatto, dopo essere stati costretti al ritiro al Bol d&rsquo;Or. LA SUPERSTOCK - Tra gli italiani al via, in Superstock, troviamo Roberto Rolfo, sulla Yamaha di Moto Ain, che condivide con lo svizzero Robin Mulhauser e il francese Hugo Claire. Al Bol d&rsquo;Or l&rsquo;equipaggio ha siglato un risultato straordinario, vincendo la classe Superstock piazzandosi al sesto posto assoluto. Sempre nella Superstock, attenzione al toscano Luca Scassa, sulla Suzuki del No Limits Motor Team, che condivider&agrave; il manubrio con il connazionale Luca Vitali e con l&rsquo;austriaco Christopher Kemmer, sesti di classe nel round d&rsquo;esordio del mondiale. Attenzione anche a Christian Gamarino, in equipaggio con Kevin Manfredi e con il francese Enzo Boulom, tutti portacolori della Kawasaki del Team 33 Coyote Louit Moto, dodicesimi fra le Superstock al Bol d&rsquo;Or. Sempre nella Superstock, occhi puntati anche sui fratelli da corsa Christian e Federico Napoli, al via con con il team Energie Endurance 91, sulla Kawasaki ZX-10R in condivisione con il pilota della Repubblica Ceca Karel Pesek. Infine, dovranno riscattare uno stop per una caduta i piloti del team Aviobike, capitanati da Giovanni Baggi, in equipaggio con Andrea Boscoscuro e Niccol&ograve; Rosso.       

Sabato il via del secondo round della stagione sulla pista malese. Due gli azzurri nella classe regina: Franco Morbidelli e Niccol&ograve; Canepa. Pi&ugrave; numerosa la compagine tricolore in Superstock

Mondiale Endurance: gli italiani alla Otto Ore di Sepang

Appena imbarcato sull&rsquo;aereo per Bangkok, Federico Sandi fa giusto in tempo a rispondere ai messaggi ricevuti. Il trentenne di Voghera vanta buoni trascorsi in 125 e 250GP, una stagione completa in SBK, vittorie e podi nella Superstock. Con un audio &ldquo;al volo&rdquo;, lui stesso ci svela la sua nuova avventura, esotica, asiatica: &ldquo;Sto per decollare, vado in Thailandia. Laggi&ugrave; disputer&ograve; una gara dell&rsquo;Asia Road Racing, un campionato di spessore tecnico ed agonistico e dal futuro pi&ugrave; che roseo. Ho gi&agrave; corso a Sepang, mi &egrave; piaciuta l&rsquo;esperienza, mi sono divertito tanto.&nbsp;La Panigale V4 R del team Philippines &egrave; appoggiata da Ducati, interessata al progetto, la monofornitura Dunlop rende tutto molto interessante. Il mio desiderio consiste nel continuare, perch&eacute; il campionato &egrave; in crescita: nel 2020 l&rsquo;impegno delle Case ufficiali crescer&agrave; ulteriormente. Oltre all&rsquo;HRC, ci sar&agrave; Broc Parkes con la nuova R1 M, Markus Reiterberger sulla BMW factory. Insomma, la serie &egrave; di livello ed io vorrei portare il mio contributo, dando una mano allo sviluppo della moto&rdquo;.    Federico, tra l&rsquo;altro, ha gi&agrave; un ruolo in seno al team Italtrans, molto importante: &ldquo;S&igrave;, quest&rsquo;anno sono stato coach di Bastianini in Moto2. L&rsquo;anno prossimo seguir&ograve; ancora Enea e ci sar&agrave; anche Lorenzo Dalla Porta, campione Moto3. Questo lavoro mi soddisfa e, come dicevo, ho ancora voglia di moto. Se tutto andr&agrave; in porto, l&rsquo;anno prossimo mi vedrete in una doppia veste: coach e pilota&rdquo;. 

Federico correr&agrave; una gara in Thailandia con la V4R del Team Philippines&nbsp;

Sandi, esperienza in Asia con Ducati

        Loris Baz torner&agrave; al mondiale Endurance con la Yamaha Yart, anche se solo per una gara: il transalpino, infatti, sar&agrave; un sostituto di prim&rsquo;ordine di Broc Parkes nella prima tappa del campionato, il Bol d&rsquo;Or, in programma al Paul Ricard il 21 e 22 settembre. In quello stesso weekend, infatti, Broc Parkes sar&agrave; impegnato a difendere la leadership nell&rsquo;Asia Road Racing Championship &ndash; ARRC &ndash; che disputer&agrave; a Sepang. IL RITORNO - Loris Baz guider&agrave; dunque la Yamaha numero 7 in equipaggio con Niccol&ograve; Canepa e Marvin Fritz e Bol d&rsquo;Or. Per il francese &ndash; pilota della MotoGP e del mondiale Superbike &ndash; si tratta di un ritorno al mondiale Endurance, avendo gi&agrave; vinto il Bol d&rsquo;Or nel 2013 con il Team SRC Kawasaki dopo un bel terzo posto alla 24 Ore del 2011 proprio con la Yamaha del team austriaco YART.Il team austriaco avr&agrave; quindi una recluta di prim'ordine in sostituzione di Broc Parkes: il pilota australiano, del resto, non pu&ograve; permettersi di mancare alla gara concomitante di Sepang, perch&eacute; sar&agrave; il penultimo round dell&rsquo;Asian Road Racing Championship, e Parkes &egrave; attualmente in testa alla classifica.       

Il transalpino sostituir&agrave; Broc Parkes, impegnato a difendere la leadership nel campionato asiatico nello stesso weekend a Sepang

Mondiale Endurance: Baz con Canepa al Bol d’Or

        E&rsquo; ufficiale: la Kawasaki di Jonathan Rea, Leon Haslam e Toprak Razgatlioglu si &egrave; aggiudicata la 8 Ore di Suzuka 2019. La 42esima edizione della gara leggendaria si &egrave; disputata davanti a 109.000 spettatori, di cui 65.500 la domenica, con un aumento dell&rsquo;8%, nonostante le minacce di un tifone, e quest'anno ha vissuto un anomalo post gara: dopo il traguardo, infatti, sono state necessarie altre 24 ore per decidere sul ricorso presentato dal team SRC Kawasaki France e riconoscerle la vittoria, inizialmente assegnata al team ufficiale Yamaha con Alex Lowes, Michael Van Der Mark, Katsuyuki Nakasuga. LA CADUTA DI REA &ndash; Il team Kawasaki ha fatto alternare in sella Jonathan Rea e Leon Haslam, con Toprak Razgatlioglu nel ruolo di serva. Fin dai primi giri si &egrave; visto che facevano sul serio: partiti dalla seconda posizione in griglia, dopo la prima ora erano terzi, con cinque piloti racchiusi in meno di 8 decimi. Dopo quattro ore i piloti Kawasaki erano al comando, e cos&igrave; anche dopo cinque, dopo sei e dopo sette ore. Con Leon Haslam sofferente per i recenti infortuni negli ultimi giri del suo stint, il quattro volte campione del mondiale Superbike Jonathan Rea ha ripreso il comando nell'ultima sessione e sembrava destinato a portare la Kawasaki alla vittoria. Ma con un incredibile colpo di sfortuna Rea &egrave; caduto sull&rsquo;olio lasciato da un&rsquo;altra moto, anche a causa dell&rsquo;oscurit&agrave; che stava calando, e non &egrave; riuscito a ripartire. La direzione di gara ha esposto la bandiera rossa per via della presenza dell'olio in pista, chiudendo le ostilit&agrave; con 3 minuti di anticipo.  IL RICORSO - La classifica avrebbe dovuto essere cristallizzata al giro precedente rispetto alla caduta di Rea. Invece inizialmente &egrave; stata dichiarato la vittoria del team Yamaha. Kawasaki, infatti &ndash; secondo la direzione gara &ndash; avrebbe dovuto portare la moto al parco chiuso entro i 5 minuti. Secondo il team Kawasaki, invece, questa regola &egrave; valida solo per il mondiale Superbike, non anche per la 8 Ore, che non prevede questa restrizione temporale. E cos&igrave;, 24 ore dopo la gara, il ricorso &egrave; stato accolto, la classifica &egrave; stata corretta e Yamaha ha dovuto rinunciare alla vittoria, che sarebbe stata la quinta consecutiva.  Per Kawasaki, invece, &egrave; un ritorno al successo dopo 26 anni di digiuno: gli ultimi a trionfare alla 8 Ore di Suzuka con la moto di Akashi, infatti, erano stati Aaron Slight e Scott Russell nel 1993. Terzo posto per la Honda ufficiale con Takumi Takahashi, Stefan Bradl and Ryuichi Kiyonari, che ha perso la prima posizione a poco pi&ugrave; di un&rsquo;ora dalla fine della gara. Bene anche la Yamaha-YART di Canepa, che chiude al settimo posto in equipaggio con Broc Parkes e Marvin Fritz. Venticinquesima posizione per l&rsquo;Aprilia del team Sugai Racing con l&rsquo;italiano Daniele Veghini, in equipaggio con Yoshiyuki Sugai.. REA E LA VITTORIA AL RISTORANTE - &ldquo;Non riesco a crederci&rdquo;, ha detto Jonathan Rea. &ldquo;Essendo stato sconfitto, ero gi&agrave; tornato in albergo, salutando tutti i ragazzi, fra le lacrime. Ero gi&agrave; al ristorante, a ordinare la cena, quando il mio meccanico Uri mi ha chiamato e mi ha detto: &lsquo;Ehi, sei seduto?&rsquo; Pensavo che mi avrebbe chiesto di andare in un altro ristorante, invece mi ha detto che avevamo vinto le 8 Ore&rdquo;, racconta Rea.  &ldquo;Penso che il buon senso abbia prevalso&rdquo;, aggiunge il pilota nordirlandese. &ldquo;Sono davvero felice. La strategia consisteva nel lavorare sul consumo di carburante, senza commettere errori. L&rsquo;abbiamo eseguita abbastanza bene, anche se alla fine mi sono sentito piuttosto stanco. Ma abbiamo preparato tutto nel modo migliore possibile con il tempo limitato che abbiamo avuto a disposizione. La gara &egrave; un inferno, &egrave; la gara pi&ugrave; difficile che si possa mai immaginare, ma ottenere un risultato come questo mi fa quasi venire voglia di farne altre", ha concluso Rea. IL MONDIALE A KAWASAKI SRC - Poco prima della caduta di Jonathan Rea, c&rsquo;&egrave; stato altro sconvolgimento spettacolare. Il Suzuki Endurance Racing Team era al nono posto e sembrava avesse gi&agrave; in mano il sedicesimo titolo mondiale quando un guasto al motore ha vanificato quasi 8 ore di duro lavoro dei piloti Vincent Philippe, Etienne Masson e Gregg Black. Con l'11&deg; posto, siglato da J&eacute;r&eacute;my Guarnoni, Erwan Nigon e David Checa posto il Team SRC Kawasaki si &egrave; aggiudicato il primo titolo mondiale Endurance.       

Rea, Haslam e Razgatlioglu vincono ricorso e gara. Seconda la Yamaha di Lowes, Van Der Mark e Nakasuga. Settimo Canepa. Rea: "La 8 Ore &egrave; un inferno"

8 Ore Suzuka: Kawasaki vince dopo 26 anni

Arrivare all&rsquo;ultima gara dell&rsquo;anno, dopo 11 sfide, con due piloti staccati di soli 6 punti in classifica generale &egrave; il sogno di ogni appassionato di moto che si rispetti. E&rsquo; ci&ograve; che succeder&agrave; a Losail: anche a causa del &ldquo;cannibale&rdquo; Jonathan Rea (che ha vinto gi&agrave; da tempo il mondiale della classe regina) quella della Supersport &egrave; di certo la gara pi&ugrave; attesa del week-end del Qatar.  COSTANZA E VITTORIE - A scontrarsi, in pista, saranno il capoclassifica Sandro Cortese, a quota 189 punti, e Jules Cluzel a quota 183. Il tedesco pu&ograve; vantare ad oggi due vittorie, tre secondi e due terzi posti stagionali, oltre ad una costanza di risultati invidiabile visto che &egrave; sempre arrivato al traguardo. Il francese, dal canto suo, pu&ograve; contare su un numero maggiore di vittorie (cinque), un secondo e un terzo posto. Il suo bottino, sfortunatamente, comprende anche due round da &ldquo;zero&rdquo; punti (Thailandia e Portogallo) ma dei due &egrave; certamente quello pi&ugrave; in forma, grazie alle due vittorie conquistate nelle ultime due tappe.&nbsp;  OCCHIO A SMITH - La Yamaha, su cui corrono entrambi, ha vinto in Qatar nel 2017 con Mahias ma quella di Losail &egrave; storicamente una pista &ldquo;amica&rdquo; della Honda. La Casa alata ha conquistato la vittoria qui dal 2005 al 2009 (con Fujiwara, Charpentier, Sofuoglu, Parkes e Laverty) e dal 2014, quando &egrave; rientrata a far parte del calendario, con Van der Mark e Kylie Smith per ben due volte, nel 2015 e 2016. Sar&agrave; proprio il britannico, sempre in sella alla Honda, a recitare la parte della &ldquo;mina vagante&rdquo; per la vittoria della gara di sabato.&nbsp; 

Cortese e Cluzel arriveranno a Losail con soli sei punti di distanza in classifica generale. Quella della 600 sar&agrave; una gara tutta da seguire

SS Qatar, il duello che vale la stagione

        I nomi dei piloti che saranno protagonisti della MotoE World Cup stanno "filtrando" solo sporadicamente. In realt&agrave;, l'elenco dei partecipanti avrebbe dovuto essere pubblicato gi&agrave; al GP di Arag&oacute;n. Ma c&rsquo;erano ancora troppe incertezze sui piloti e la data &egrave; stata posticipata in Tailandia. Ma l&rsquo;entry list non &egrave; ancora disponibile. I PRIMI NOMI - Qualche nome, per&ograve;, &egrave; gi&agrave; noto: il team tedesco Dynavolt GP ha gi&agrave; arruolato lo svizzero Jesko Raffin, il team &Aacute;ngel Nieto Nico Terol, il francese LCR Randy de Puniet, Pramac-Ducati intende schierare Fonsi Nieto, Gresini ha optato per Matteo Ferrari. Il team Tech3 di Herv&eacute; Poncharal dovrebbe schierarsi con due piloti forti. "Avremo al 90 % Kenny Foray che corre nel Campionato mondiale Endurance e nel campionato francese Superbike in sella alla BMW", ha dichiarato Herv&eacute; Poncharal a Speedweek.com.  Foray &egrave; stato campione nel 2017 si &egrave; classificato secondo quest'anno. Il secondo pilota nel team Tech 3 potrebbe essere l'australiano Broc Parkes (nella foto), che ha disputato il GP australiano al posto di Jonas Folger per il team Tech3 2017. Quest&rsquo;anno ha guidato la moto del team YART con Niccol&ograve; Canepa e Marvin Fritz nel Campionato del Mondo Endurance.  Piloti come Stefan Bradl e Sandro Cortese hanno declinato le offerte di correre in MotoE. Bradley Smith sta trattando con Petronas. Anche Domi Aegerter non esclude una partecipazione, se tutti gli altri contatti (Moto2, SSP e SBK) non dovessero andare a buon fine. E anche il 47enne Troy Corser punta ad un posto nella Coppa del Mondo MotoE.  Il calendario - La stagione MotoE 2019 si compone di cinque gare: 5 maggio: Jerez 19 maggio: Le Mans 7 luglio: Sachsenring 11 agosto: Spielberg 15 settembre: Misano Le date dei test a Jerez sono confermate: dal 23 al 25 novembre, dal 13 al 15 marzo e dal 23 al 25 aprile 2019. Oltre al title-sponsor Enel, i produttori di moto Energica, i fornitori di pneumatici Michelin e il partner logistico DHL hanno si sono confermati come sostenitori di la serie. Partner tecnici sono Dell'Orto, Regina, Brembo, Marchesini e &Ouml;hlins. Le squadre - Il team Sic58 &egrave; stato confermato, quindi ci saranno dodici squadre e 18 moto in griglia.  Ad avere due piloti saranno i team Tech3, LCR, Pramac Racing, Avintia Esponsorama Racing, Gresini Racing e &Aacute;ngel Nieto. I team Petronas Sprinta, Marc VDS, Ajo Motorsport, Pons Racing, Dynavolt Intact GP e Sic58 Squadra Corse avranno tutti un pilota.        

Il team Tech-3 potrebbe schierare Kenny Foray e Broc Parkes. I team nella MotoE World CUp saranno 12, con 18 moto in griglia

MotoE: i nomi dei primi piloti

        Kenan Sofuoglu ha dato l&rsquo;addio alle corse lo scorso weekend all&rsquo;Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola. Come annunciato, il cinque volte campione mondiale della Supersport inizier&agrave; una nuova fase della sua carriera come allenatore e &ldquo;mentore&rdquo; nel team Puccetti. Troppi e troppo pesanti i recenti infortuni, che gli hanno fatto saltare tre dei quattro round di apertura della stagione 2018 e, prima, perdere per poco il titolo nel 2017. A causa degli infortuni rimediati a Magny-Cours lo scorso anno, il pilota pi&ugrave; vincente del mondiale Supersport ha deciso di appendere il casco al chiodo a soli 33 anni e concentrarsi sulla sua salute. Sofuoglu ha esordito nell&rsquo;ambiente del mondiale Superbike nel 2003, debuttando in Supersport, ma le sue prime tre gare sono state difficili, come ha sottolineato WorldSBK.com, che ha ricostruito la sua carriera. Stabile nella serie dal 2004, il pilota turco ha stupito nell&rsquo;Europeo Superstock 1000 concludendo terzo in classifica e conquistando cinque podi con Yamaha. Ha continuato in questa serie anche nel 2005, conquistando sei podi e mancando il titolo per soli sei punti, dopo una lunga battaglia durante la stagione con Didier van Keymeulen. Il primo titolo - Il 2006 ha visto passare Kenan al mondiale Supersport con Ten Kate Honda: il giovane talento si &egrave; trovato subito a suo agio nella classe 600cc. Con due vittorie nella sua prima stagione da titolare (la prima delle quali al TT Circuit Assen), nel 2007 &egrave; salito sul podio 12 volte in 13 gare, vincendo il titolo a Brands Hatch con tre round di anticipo. Sofuoglu ha concluso la stagione con 143 punti davanti al suo primo rivale Broc Parkes ed iniziava gi&agrave; a rompere record, avendo l&rsquo;onore di vincere il maggior numero di gare in una stagione. Il mondiale Superbike - Passato come tradizione alla classe WorldSBK la stagione successiva, per il campione in carica il 2008 &egrave; stato un anno di test sia a livello professionale che personale. Imparando con qualche difficolt&agrave; con il team Junior Honda, &egrave; riuscito a portare a casa dei punti in 13 gare in quella stagione. Con una nona posizione come miglior risultato, Sofuoglu ha deciso di tornare indietro al pi&ugrave; familiare territorio del WorldSSP nel 2009, iniziando il suo dominio. Il dominio - Il pilota numero 54 ha concluso la stagione 2009 in terza posizione, a 54 punti dal campione Cal Crutchlow. Dopo aver preso confidenza con sei podi e tre vittorie nel nuovo decennio, il 2010 ha visto Sofuoglu tornare in cima alla classifica. Salito sul podio in ogni gara della stagione, il pilota Honda ha battagliato a lungo con Eugene Laverty e Joan Lascorz prima di conquistare il titolo per 11 punti in Francia. L&rsquo;esperimento della Moto2 - Diventato inarrestabile nel mondiale Supersport, il 2011 lo ha visto passare alla MotoGP, dove ha provato la Moto2. Dopo aver portato a casa una seconda posizione sotto la pioggia al TT Circuit Assen con la sua Suter, Sofuoglu &egrave; tornato al WorldSSP per continuare a rompere record. Una stagione di assenza non lo ha rallentato e, passato alla Kawasaki nel 2012, &egrave; riuscito a vincere il titolo per la terza volta, con nove podi e quattro vittorie. Ha iniziato una rivalit&agrave; intensa con Fabien Foret gi&agrave; nella gara di apertura a Phillip Island, che ha visto Sofuoglu vincere per 78 millesimi. Alti e bassi - Con delle belle battaglie in pista, il pilota turco &egrave; arrivato secondo nel 2013 dietro al britannico Sam Lowes e mancando il titolo per 49 punti, nonostante le cinque vittorie ed i nove podi, in quello che &egrave; stato il suo decimo anno di corse nel mondiale. Il 2014 &egrave; stata una stagione difficile per il tre volte campione, arrivato solo ottavo nella classifica, mentre il giovane olandese Michael van der Mark ha conquistato il titolo. Nonostante un anno deludente, il pilota Kawasaki &egrave; riuscito a tornare in grande stile la stagione successiva con il team Kawasaki Puccetti Racing. Dopo aver affrontato un periodo complicato per la sua famiglia, l&rsquo;uomo dei record ha conquistato il titolo 2015 del mondiale Supersport con 74 punti di vantaggio su Jules Cluzel. Ha mancato il podio solamente in tre occasioni ed &egrave; stato chiaro che non aveva perso il suo stile vincente nel WorldSSP. Il 2016 ha visto Sofuoglu conquistare il suo quinto ed ultimo titolo, al penultimo appuntamento stagionale al Circuito de Jerez. Dopo una dura battaglia con il suo compagno di squadra Randy Krummenacher, il pilota turco ha mostrato il suo dominio con sette pole, nove podi e sei vittorie nei 12 round. E da allora lo hanno chiamato &lsquo;leggenda&rsquo;. Gli infortuni - Il 33enne &egrave; riuscito ad essere sempre determinato e carico fino alla fine della sua carriera. Dopo aver mancato i primi due round della stagione 2017, &egrave; tornato a&ograve; MotorLand Aragon ma &egrave; stato protagonista di una caduta che lo ha visto impossibilitato a prendere punti nelle prime tre gare. Comunque Sofuoglu &egrave; tornato vincendo quattro gare consecutive, finendo fuori dal podio solo quando &egrave; caduto. Ma la caduta che poi &egrave; stata determinante per la sua carriera &egrave; stata quella di Magny-Cours. Si &egrave; rotto il bacino in tre punti e gli sono state date 12 settimane di recupero, ma &egrave; tornato in moto e sul podio solo cinque settimane dopo l&rsquo;incidente, compromettendo la sua guarigione. Quest&rsquo;anno ha provato a tornare in sella, ma si &egrave; accorto di non essere a posto fisicamente. Poi l&rsquo;annuncio del ritiro, messo in atto a Imola con un ultimo giro sulla sua Kawasaki, senza disputare la gara. Ma non &egrave; un addio: lo ha promesso, Kenan Sofuoglu rester&agrave; nel mondo delle corse.       

A Imola il cinque volte iridato ha percorso il giro di ricognizione ed &egrave; rientrato ai box, senza prendere parte alla sua ultima gara. E lasciando idealmente spazio alle nuove leve

Supersport: il ritiro di Sofuoglu

Finalmente Van Der Mark potr&agrave; coronare il sogno di correre in Motogp che gli era sfuggito per un soffio circa un mese fa. Il pilota del team Pata Yamaha Official World Superbike che dopo l&#39;incidente di Valentino Rossi era stato chiamato dal team Yamaha ufficiale per sostituirlo durante il Gp di Aragon ma che poi non corse in quanto rientr&ograve; il Dottore, adesso avr&agrave; una nuova possibilit&agrave;. L&#39;occasione &egrave; nata con l&#39;assenza di Jonas Folger del team Monster Yamaha Tech 3, che gi&agrave; dal Gp di Motegi non ha potuto gareggiare a causa della mononucleosi che lo ha costretto a tornare in Germania e saltare cos&igrave; tutte le gare del trittico asiatico.  L&#39;OCCASIONE &ndash; Sostituito prima da Kohta Nozane in Giappone e poi da Broc Parkes in Australia, per la Malesia sar&agrave; il turno di Michael Van der Mark che questa volta cercher&agrave; il riscatto dopo essere rimasto a bocca asciutta in Spagna: &ldquo;Sono molto emozionato, non conosco molto bene Sepang ma voglio godere del fine settimana, accrescere la mia esperienza e guidare la M1.&rdquo; L&#39;olandese Van der Mark, oltre a correre in Superbike, &egrave; stato vincitore nel 2012 del Campionato europeo Superstock 600, nel 2014 del Campionato mondiale Supersport e per ben tre anni consegutivi (tra cui anche nel 2017) della 8 Ore di Suzuka. 

Il pilota olandese della Superbike andr&agrave; a sostituire il tedesco ancora fermo per malattia &nbsp;

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